Buon anno, buona vita.

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Ultimo giorno dell’anno. Davanti a me una giornata piena di sole e dall’aria frizzante con pochi gradi sopra lo zero. L’ultima chemio per il momento non mi ha lasciata particolarmente spossata. Uno degli effetti più fastidiosi è un continuo sapore metallico in bocca che non mi abbandona mai. Il risultato è che ho un espressione perennemente schifata. E credetemi, non ci vuole proprio. Per praticità ultimamente non sto mettendo la parrucca, ma solo una cuffietta per tenere al caldo la mia pelata e mi rendo conto che questa cuffia tenuta su una testa dalla quale non spunta nemmeno un misero ciuffetto di capelli è come un richiamo per le allodole, un faro nella tempesta. E quindi sono qua, pelata e schifata. Le signore di età avanzata mi guardano con compassione, i bambini mi osservano timidamente e appena tiro dritto strattonano con violenza il braccio del genitore per fargli notare che hanno appena visto una signora col cancro. Le donne della mia età incrociano il mio sguardo e a volte timidamente sorridono, altre girano la faccia con aria quasi colpevole, della serie “per fortuna che non è toccato a me”.  Ma i migliori sono i giovani; ragazzi e ragazze ammassati in gruppo che spavaldi e presi nei loro lazzi, ti guardano con aria indifferente o tutt’al più ci scappa pure una risatina. Li osservo mentre avanzano scomposti, ridacchiando sguaiatamente e dandosi pacche e gomitate attraversando quel momento magico della loro vita dove niente e nessuno li può scalfire. Vanno incontro alla vita con la loro fantastica incoscienza e la presunzione che tutto sia possibile basta volerlo. Adoro osservare la gente che mi circonda stando fuori dal mazzo. Io, che ormai mi trovo a mio agio solo in casa e nell’androne del quinto piano dell’ospedale in cui sono in cura. Lì, dove abbiamo tutti una cuffietta più o meno simile, che serve a coprire il nostro cranio spoglio dalle correnti fredde, lì dove siamo tutti uguali, vecchi e giovani, accomunati da una malattia difficile da sconfiggere, che nei momenti più difficili della nostra vita impariamo ad apprezzare il valore di un’ amicizia. In un ospedale che ogni giorno di più diventa “casa”, dove il personale ti tratta con una gentilezza senza pari e le infermiere ti chiamano per nome prendendosi cura di te, instancabili e attente e ti aiutano a far passare quelle ore lì dentro alleggerendone la pesantezza coi loro sorrisi amorevoli. La mia vita in questi ultimi tre mesi è cambiata a dismisura. Mi sono dovuta adattare a questa nuova dimensione, dove non sono più in grado di essere la persona dinamica ed estremamente autonoma che sono sempre stata, dove sento la vicinanza costante di chi mi vuol bene. Ultimamente ho passato buona parte delle mie giornate sdraiata sul mio letto o in piedi per pochissime ore quando si preannunciava una “giornata sì”. L’anno che verrà si prospetta bello tosto: la chemioterapia, l’intervento chirurgico, i vari follow up e poi chissà cos’altro. Per ora andrò per gradi, come mio solito. Un passo davanti all’altro senza scapicollarmi per vedere che ci sarà poi. L’unica certezza che ho è che farò del mio meglio per rispettare il percorso di cure, cercando di mantenermi quanto più possibile in forze fisicamente e psicologicamente. A chi mi sta leggendo voglio augurare un nuovo anno pieno di salute e soddisfazioni e tutto ciò che più vi sta a cuore. Perdonatemi se negli auguri infilo di straforo una richiesta: se ancora non lo avete fatto finora, provate a vivere la solita vita di ogni giorno dando peso alle piccole cose. Soffermatevi un attimo in più nell’accarezzare i volti di chi amate, sollevate gli occhi ad ammirare il cielo, perdetevi osservando le onde. Provare gioia nell’apprezzare le piccole cose è un insegnamento prezioso che i miei genitori mi hanno donato insieme alla consapevolezza di quanto sia bella e preziosa la vita. Ora più che mai sono convinta che sia fondamentale amare tanto la vita, ora che per lei ho tirato fuori gli artigli e combatto con tutte le mie forze. Un meraviglioso anno pieno di vita a tutti!